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Bullismo e Cyberbullismo: nessuno nasce bullo…

Intervista alla Prof.ssa Rosy Paparella

 

Bullismo e Cyberbullismo

Percorso formativo per docenti

Intervista alla Prof.ssa Rosy Paparella, già Garante dei Diritti dei Minori della Regione Puglia, nonché counselor e docente, intervenuta, il 06 ottobre scorso, presso la Scuola Secondaria di I Grado “P. Cafaro” in un corso di formazione per docenti, sul tema “Nessuno nasce bullo: Il ruolo del contesto socio-educativo-il processo di disimpegno morale”

  1. L’umanità sta vivendo cambiamenti strutturali veloci e imponenti: il tempo per stare in casa, per parlare, ascoltarsi o raccontarsi, riposarsi e perfino mangiare è sempre più ridotto. Si creano a lungo andare dei vuoti educativi e affettivi rilevanti. Come far fronte ad un pericoloso vuoto emozionale, dettato da relazioni sempre più scarne, dall’uso sfrenato di mezzi tecnologici, dalla famiglia che ha poco tempo di accompagnare i propri figli verso l’adultità?

Di certo alle nuove generazioni tocca vivere in una società ad alta accelerazione, in cui la “fede” nelle tecnologie, la competitività e l’individualismo come regolatore delle relazioni interpersonali sembrano assorbire ogni dimensione esistenziale. Il tempo di crescere, ognuno col suo ritmo e con le sue peculiarità è schiacciato dalle aspettative degli adulti, sempre più ambivalenti tra senso di inadeguatezza educativa e iperprotezione. In un tempo così inedito, gli adulti possono, direi devono, impegnarsi a rallentare, e recuperare spazi e tempi più umani per la relazione con loro. Soprattutto è urgente che recuperiamo noi per primi il ruolo di adulti credibili, capaci di autorevolezza, e non tanto spaventati dall’impegno e dalla cura che le relazioni richiedono. Bisogna educarci a educare e riprendere, con coraggio, a porci come esempio, regola sempre valida in educazione; anche a costo di riconoscere le nostre fragilità per poterle attraversare.

  1. “Il pensiero forte” è “capace di un ‘agire forte’, è fare dell’esperienza la sorgente della verità”. Con quali percorsi educare nel contesto scolastico e non solo, le nuove generazioni in tal senso per migliorare l’autocontrollo nell’azione intenzionale e contrastare il processo di disimpegno morale?

L’esperienza diviene fonte di verità e di forza per un ragazzo, per una ragazza, quando gli educatori si coinvolgono nel profondo, proponendo, in controcorrente rispetto al tempo della minaccia e della paura, il riconoscimento del valore dell’altro/a, dei suoi sentimenti, delle differenze di cui tutti siamo portatori. Diventa sempre più impellente la necessità che la Scuola si occupi del suo compito prioritario, quello della formazione della persona capace di convivere con le altre persone. Per questo talvolta può essere opportuno ribaltare le priorità. E questo non vuol dire dimenticare programmazioni scolastiche e conoscenze, che restano un diritto di ciascun cittadino. Vuol dire, soprattutto, ripensare ai metodi con cui le conoscenze vengono apprese, privilegiando le esperienze che mettano in gioco collaborazione, empatia, creatività, valorizzazione dell’errore e dei fallimenti come opportunità di crescita.

  1. Il futuro è una promessa tesa allo sviluppo della ricchezza valoriale con cui ogni essere umano è chiamato a identificarsi sempre e che consente cammini di senso. Cosa pensa al riguardo?

 Miguel Benesayag, psicanalista franco-argentino, da anni ci ha messo in guardia rispetto al cambio di segno del futuro che caratterizza la nostra società: dal futuro come promessa al futuro come minaccia, definendo questo momento storico come “l’epoca delle passioni tristi”. Se passioni tristi sono il senso di impotenza, la paura, la diffidenza che connota i nostri rapporti allora sappiamo cosa fare, subito: restituire a noi, e ai nostri figli il diritto alla speranza, alla possibilità di desiderare, che è quello che ci fa umani, e che ci dà la responsabilità di vivere consapevolmente la nostra esistenza su questo piccolo pianeta. Si può fare, ricordando con onestà che ogni tempo ha vissuto momenti bui, anche molto più di questo. E che siamo qui per costruire un mondo gentile e amorevole, soprattutto più giusto.

Prof.ssa Maria Miracapillo

 

 

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